Piccolo mondo antico
tasca e gli tese una lettera. "Ho tanto bisogno di Maria e di Lei, stasera!", diss'ella "Legga, è di Franco. Può cominciare dalla quarta pagina." Il
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sorriso, del quale Franco non fu contento. Nella chiusa v'eran questi periodi: "Leggendo tutte le accuse che ti fai ho pensato con rimorso a quelle che t'ho
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nulla! "Ho fatto io, ho fatto io, ho fatto io!", disse il Gilardoni, tutto acceso e trepidante, "ma per amor del cielo non dica niente a Suo marito
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!". "Cosa c'è?", esclamò Franco. "Mi rincresce che ho spento." Si sentì in pari tempo le braccia del buon Beniamino intorno al collo, la sua barba, la
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parve sentirsi sgelare il cuore, fu presa da sgomento, volle difendersi più contro se stessa che contro Franco. "Sai", disse, "ho il cuore tanto freddo
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si dice qui. Adesso il mondo va diversamente e bisogna lasciarlo andare. Dunque io le mie ragioni le ho dette e poi ho detto: adesso, fate vobis del
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. Silenzio. "Ho capito", fece il vecchio. Allora Franco lasciò cader la lettera, alzò le mani in aria, mise un "ah!" lungo, profondo e fioco, pieno di
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fuori la sua chiusa. "La ringrazio tanto", diss'ella, "della visita, e adesso La congedo perché Ell'avrà le Sue faccende e, per dire il vero, ho un
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", diss'egli. "Sorvegliato sempre", rispose il Biancòn. "Anssi", soggiunse nel suo italiano di Porta Tosa, "aspetti: ci ho qui un rapporto quasi finito
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: "Che signore è mai Lei! Cosa vuol fare qui solo a casa?". "Per dormire non ho bisogno di nessuno", rispose l'ingegnere, "e se sono matti gli altri non
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brillavano di questo mistero gaudioso. La marchesa aveva scritto a Pasotti e nella lettera c'era un periodo che la Barborin aveva imparato a mente: "Ho
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in Colmaregia. Vedrà come va bene. Non ho adoperato questo a posta." E gli mostrò la chiave. "Oh che pugno!", gemeva la guardia. "Oh che razza di
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senza batter ciglio il formidabile nome, sinonimo di segrete e di forche. "Io non posso aver paura di Mantova", diss'egli. "Non ho fatto nulla per andar a
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. "A proposito", esclamò Pasotti "hai la vela?" "Ce l'ho su in casa", rispose Pin. "Debbo andare a prenderla? La signora qui avrà paura, forse. E poi
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Franco rispondeva così, Luisa, che si era chinata tutta sulla sua creatura per cercar di quietarla, rialzò impetuosamente il viso. "Ci ho diritto anch'io
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fatto vedere oggi." "Accetto", rispose Franco senza levar gli occhi dal giornale. "Bene, caro", replicò la nonna imperturbata. E soggiunse: "Ho piacere
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t'ho uccisa io, adesso, ma non è vero, sai, non è vero". Egli si alzò, tutto vibrante di una commozione senza nome, si chinò sopra di lei, la raccolse
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si dibatté ancora un poco. "Non ho ancora fatto colazione", diss'ella. Suo marito la prese per le spalle e, tiratala a sé, le gridò in bocca: "La farai
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bellezza! Non posso dire: una gran verità. Non lo so, non ci ho mai pensato; ma una gran bellezza! Io dico che il Cristianesimo non ha potuto avere né
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, leggeva sempre con voce compunta e solenne, e la marchesa insisteva: "No, non l'ho uccisa". Non era flemmatica nel sogno, si agitava come una disperata
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lettere e note compromettenti per altre persone fra le quali si nominava don Franco Maironi. "Per Franco non ho angustie", disse Luisa. "Del resto, senta
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